Quanto è difficile creare buone abitudini

Quanto è difficile creare buone abitudini?

Come creare abitudini utili e che durino per sempre.

Parto da una situazione che può suonare familiare. In vacanza avete scoperto che “l’italiano che si fa capire ovunque” è solo un mito. A quanto pare, per comunicare servono davvero le lingue, e vi ripromettete di imparare l’inglese appena tornati a casa. Tanto, sui social sembra facile! Basta vedere serie TV, fare cinque minuti di esercizi al giorno, magari con il corso online di un influencer. Eppure, le cose non vanno come volete, vi convincete di non essere portati e riponete il vostro sogno nel cassetto.

Ma perché avete fallito se le intenzioni erano le migliori, e all’inizio vi siete impegnati tanto?

Da cosa dipende?

Insegnanti poco capaci? Corsi inutili? Consigli poco efficaci?

Di tutte queste motivazioni, ma non solo.

Prima di proseguire ribadisco, però, i due consigli migliori che mai riceverete: entrare nella John Silver Language Academy, e creare abitudini potenzianti che non vi abbandonino mai.

E adesso andiamo a scoprire insieme, a questo proposito, perché è così difficile creare delle buone abitudini e mantenerle.

Una buona abitudine è come un diamante, per sempre

Creare abitudini, o pattern, potenzianti, non è semplice. Le palestre a gennaio sono piene di buoni intenzionati, destinati a pagare un abbonamento senza andar oltre la prima settimana di allenamento. Stessa cosa se si tratta di seguire una dieta, andare a piedi invece di prendere la macchina e, ovviamente, imparare una lingua.

Per fortuna le buone abitudini (o per sfortuna, quando accade il contrario) una volta instaurate tendono a rimanere per sempre. Ecco perché è il primo passo quello più difficile. La buona volontà non basta.

Il problema fondamentale è che vogliamo modificare la cosa sbagliata, e lo facciamo nel modo scorretto.

Cambiare la cosa sbagliata

Partiamo dal concetto di cambiamento. Ne ho individuati tre tipi:

  1. Cambiamento basato sul risultato. Il più immediato, ma che identifica risultato con cambiamento, mentre il primo riguarda la direzione, il secondo lo stile di vita. Come ho scritto nell’articolo precedente, la direzione è importante, ma non essenziale. Per assurdo, potrei ottenere gli stessi risultati con abitudini potenzianti e il supporto di un buon insegnante;

2. Cambiamento basato sul procedimento. Il secondo livello, dove andiamo a limare cose che stiamo già facendo. Uno sforzo inutile, se non abbiamo creato abitudini potenzianti, perché inevitabilmente sarà temporaneo. D’altronde, perché intervenire su qualcosa che non è parte integrante della nostra routine giornaliera, o settimanale? Il nostro cervello lo riconosce come spreco di energia ed è nella nostra natura evitare questi sforzi.

3. Cambiamento dell’identità. Il terzo livello identifica le abitudini con l’identità, perché “noi siamo ciò che facciamo ripetutamente. L’eccellenza è abitudine”. Non ho scritto io questa massima, ma l’ho fatta mia, e mi aiuta nei momenti di difficoltà.

In che modo?

Formiamo la nostra identità attraverso le buone abitudini

È una cosa che ho notato sin da ragazzo, ma alla quale ho saputo dare una spiegazione solo in tempi recenti. Ricordo ancora con antipatia le difficoltà legate al mio percorso universitario. Un giorno, stanco dei ripetuti fallimenti, decisi di lasciare e dedicarmi ad altro. In quel momento, però, sentii qualcosa che bruciava dentro. Il mio background sportivo vedeva quella rinuncia come una sconfitta. Mi ritrovai a ripetermi “posso non essere il migliore, il più bravo, o il più intelligente, ma di sicuro sono quello che non molla”. Così facendo mi identificai come persona che non mollava (immagine positiva nonostante sia espressa con una negazione) alla quale mi sono adeguato. In un primo momento pensai fosse perché ogni volta che subivo una sconfitta mi costringevo a rialzarmi. Questo atteggiamento, però, non va identificato con chi non molla, ma con chi ripete gli stessi errori. Nelle intenzioni, invece, non si trattava di non accettare le sconfitte, ma di evitarle.

Per evitare di ricadere nel circolo vizioso commetto un errore, cado, mi rialzo, ho iniziato ad andare a letto con regolarità, svegliarmi prima, studiare senza concedermi pause o distrazioni, uscire di casa per andare in biblioteca, ripetere ad alta voce. In poche parole, ho creato abitudini vincenti, e sono diventato uno studente motivato. Ogni volta che mi svegliavo presto, andavo in biblioteca, ripetevo ad alta voce, rinnovavo quelle buone intenzioni.

Ho applicato lo stesso modo di pensare in altri ambiti, con successo. È per questo che quando scrivo una pagina di un romanzo, o un articolo, sono uno scrittore, quando mi alleno sono un atleta, quando mi presentano un problema a lavoro sono un problem solver.

Le buone abitudini allontanano quelle cattive

Un altro beneficio delle abitudini positive è che diventa semplice non tornare indietro. Quando sbagliamo, il corpo reagisce a livello fisico, e ci avverte. Perciò, il metodo più pratico per cambiare la nostra identità è partire dalle azioni quotidiane. Per imparare a parlare un inglese fluent, devo essere consapevole che il percorso sarà lungo, e che ci saranno momenti si e momenti no. Nonostante questo, fare entrare l’inglese a far parte della mia quotidianità accorcerà i tempi e renderà il cambiamento definitivo.

Le buone abitudini per imparare l’inglese

Nelle prossime settimane vedremo come instaurare queste abitudini, e mantenerle, ma oggi voglio lasciarvi con alcuni spunti di riflessione interessanti.

1. Trovare un ottimo insegnante, che capisca le vostre inclinazioni per costruire delle abitudini potenzianti, perché la sola lezione non basta.

2. Leggere libri, senza dubbio un’attività fondamentale per arricchire il vocabolario, ma non un consiglio adatto a chiunque.

Per molte persone leggere equivale a una tortura (non accetto che mi si dica non ho tempo perché siete qui per imparare a gestire questo aspetto, e creare una routine potenziante. NIENTE SCUSE!). Se anche per voi è così, invece di romanzi, partite da articoli che affrontino tematiche a voi familiari. La lettura può essere allenata. Quando sarete pronti, poi, potrete passare a testi più complessi.

3. Podcast. Uno strumento efficace dei film, ma che dipende molto dalle capacità dello studente e dall’età. Uno studente che ha appena iniziato il suo percorso potrebbe non capire a sufficienza e sentirsi scoraggiato. Uno studente troppo giovane potrebbe non trovare argomenti di suo gradimento.

4. Film, cartoni e serie tv. Mi è capitato soltanto uno studente in tutta la mia carriera che non fosse interessato a film, serie tv o cartoni. Per tutti gli altri, è stato abbastanza facile consigliare di partire da qualcosa che avevano già visto, magari con i sottotitoli. Ricordate, togliere i sottotitoli è la cosa più difficile ma non per colpa vostra! Dovete tenere in considerazione la distorsione del suono (che non è diretto come sentire un podcast con le cuffie), l’accento e la pronuncia dell’attore (che potrebbe non essere ottimale), e soprattutto il fatto che la vostra attenzione potrebbe essere catturata dalla situazione. Immaginate di vedere un film horror, è facile distrarsi!

5. Musica. Mi dispiace, ma per me è un grande NO. Come la poesia, la musica segue una metrica particolare, e per questo motivo i benefici dell’ascoltare canzoni sono limitati a conoscere qualche parola nuova. Di contro, e a differenza della poesia, molti termini potrebbero essere gergali, e questo limita l’utilità delle canzoni specialmente nei livelli più bassi.

6. App, Duolinguo e co. Anche in questo caso sono piuttosto scettico. Per metterle alla prova ho provato a scaricarne una, e anche se all’inizio può essere divertente, l’ho trovata piuttosto ripetitiva e i progressi limitati.

Come vi ho anticipato nell’articolo precedente, i consigli che vi sentirete dire sono spesso gli stessi. Il più importante rimane quello di affidarsi a un ottimo insegnante. Per quanto riguarda quale scegliere tra le proposte qui sopra, dipende molto dallo studente, dalle sue inclinazioni e interessi. Non si tratta di prediligere un metodo o un altro, ma di trovare quale tra queste abitudini positive possa entrare a far parte della routine giornaliera più facilmente e a lungo.

Nel prossimo articolo vi parlerò di come inserire le abitudini nella vostra routine giornaliera, fino a quel momento,

See ya Mates

Se ti sei perso l’articolo precedente lo trovi qui https://www.greenfeeling.it/2024/02/12/empowering-habits-step-by-step/

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